pubblicato il05/03/2016 06:56:05
La Valdichiana continua a restituire tesori inestimabili, questa volta a riaffiorare dai territori di Chiusi, una sepoltura etrusca del V secolo a.c.
CHIUSI — Una tomba etrusca risalente al V secolo a.c. è stata ritrovata nella collina di Poggio Renzo posta a circa 1,5 Km a nord-est dall'abitato di Chiusi e che fa parte di una serie di modeste alture costituite da sabbie e conglomerati pleistocenici. In questa località nacque una delle più importanti necropoli urbane dalla prima età del Ferro fino ad epoca romana.
Già dall’800 questa zona cominciò a restituire preziosi appartenuti alla civiltà etrusca, a metà dell'800, infatti, la necropoli di Poggio Renzo venne intensamente esplorata da Alessandro François, cui si deve il rinvenimento di alcuni ipogei dipinti di età tardo arcaica, tra cui la celebre Tomba della Scimmia. Sul finire degli anni venti del XIX secolo Doro Levi rinvenne numerose tombe tra cui quella dipinta del Leone e aprì poco dopo la vicina Tomba della Pellegrina. Da questa data sono continuati a venire alla luce resti di tombe etrusche e tracce di strutture archeologiche; nel 1995, pochi metri a S della Tomba della Scimmia, venne alla luce una tomba a camera con cinque nicchiotti nel dromos, già depredata.
Sopralluoghi sul posto e riunioni con il Comune di Chiusi e il Gruppo Archeologico hanno consentito di organizzare una squadra di intervento per procedere con una prima ripulitura della cavità e lo scorso 21 febbraio la certezza che si trattasse di una sepoltura etrusca, riempita parzialmente di terreno e con alcune porzioni di una delle camere franate in tempi non recenti.
La dottoressa Maria Angela Turchetti, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, nella presentazione dei lavori ha dichiarato che molto probabilmente chi ha scavato il pozzo circolare abbia intercettato il dromos, cioè il corridoio di accesso della tomba a camera, corridoio che sembrerebbe ancora tutto da indagare e non oggetto di scavi clandestini.
Dalle prime rilevazione è possibile affermare che si tratta di tomba a camera, verosimilmente con due ambienti separati da un atrio centrale, con traccia di pittura rossa a incorniciare per lo meno la porta di accesso ad una delle celle laterali. Tipologia e caratteri costruttivi consentono di affermare che si tratta di una sepoltura databile quasi sicuramente agli inizi del V secolo a.C. quando Chiusi è interessata, a partire dall’epoca di Porsenna, dal fenomeno delle tombe a camera dipinte, analogamente a quanto meglio documentato per alcuni centri dell’Etruria meridionale.
Adesso a tutti i soggetti coinvolti spetta il compito più complesso, ovvero quello di ricerche d’archivio per rintracciare eventuali antiche segnalazioni della sepoltura, un lungo lavoro di indagine archeologica per definire nel dettaglio tutti gli aspetti del rinvenimento, il presidio e la protezione della struttura, il suo restauro e forse anche la valorizzazione in un percorso di visita, a fianco delle altre camere ipogee già aperte al pubblico. La civiltà etrusca non è solo sepolta negli scavi archeologici ma che il loro fascino e il loro mistero, la loro capacità di innovazione nella Toscana del primo millennio avanti Cristo, evocano ancora oggi un senso di appartenenza culturale di grande richiamo. Per questo motivo è nata l’esigenza di avere una “Giornata degli Etruschi” in modo di promuovere e valorizzare la realtà nel migliore dei modi, questa probabile data è stata individuata nel 30 aprile, per valorizzare al meglio questa realtà è l’individuazione di un giorno con una data evocativa e significativa che possa essere ripetuta ogni anno, magari un anno a Chiusi, uno a Cortona, uno a Fiesole e uno ad Arezzo in modo che tutte possano diventare capitali della promozione della realtà etrusca.